Astronauts are heroes, risking their lives for the greater good of science, but what do they get in return? They live in a shoebox, eat dry food from plastic bags and have to wear dirty clothes.
Life in space is already hard enough but risking to get rashes and infections for wearing clothes that cannot be cleaned and constantly feel oily and heavy is too much.
So here is the solution we, team Tech No Logic, are excited to present. A method and a proper machine to clean clothes in space without water. Get ready for Wemit, breaking boundaries of cleaning.
The first step is creating clothes with a Shima Seiki 3D knitting machine out of elastic polyester monofilament. The result is clothes made from one monofilament that is never cut or sewn, like ugly Christmas sweaters grandmas make. If you pull the garment’s end it completely unravels.
Thanks to this you can get to step two. When the garment is dirty, connect the thread’s end to our machine, Wemit. It will unravel the whole monofilament and pull it through a cleaning capsule which contains layers of a liposoluble solution, cotton and non-Newtonian putty. When the thread comes out of it, it is completely hygienized and gets arranged on a spool.
The last step is just getting the spool from Wemit and connecting it to the same 3D knitting machine to recreate the initial clean garment, ready to be worn again.
Being water-free this method is the first one able to provide astronauts with clean clothes during long space trips. None of the competition is suitable to get that far. We are hoping to sell it to major space agencies and in the future to adapt it to a household use, reducing pollution on our beautiful planet.
Our latest prototype is fully working, the cleanliness has been professionally lab tested, our business plan is filed and the idea is patent pending. The project was developed collaborating with multiple experts and was reviewed by Mike Ewert, the Human Life in Space Director at NASA.
So what’s coming next? We want to improve these machines so we are looking for mechanical engineers willing to help us and businesses interested in supporting the idea.
Astronauts are helping science make some incredible progress. Now it’s finally time for science to help them back.
Problematica da risolvere: come rendere puliti ed igienizzati gli indumenti che vengono utilizzati quotidianamente dagli astronauti durante viaggi spaziali di lunga durata
Come funziona il lavaggio oggigiorno.
- ISS: la situazione è completamente differente. Moduli diversi si scambiano per consegnare indumenti e provviste, recuperando quelli sporchi e riportandoli sulla terra.
- L’acqua si comporta in maniera anomala. A causa della tensione superficiale, si manifesta sotto forma di agglomerati fluidi che si “appiccicano” al volto.
- Per la pulizia e l’igiene personale, si utilizzano salviette umidificate
Il tessuto viene inviato all’interno della navicella spaziale sotto forma di filati e bobine, risparmiando molto spazio.
Una volta necessario, è possibile infilabile inserire una bobina all’interno di una “macchina 3D” per indumenti: in questa maniera, a partire dal filo originario, una volta selezionato il disegno che si desidera produrre, la macchina industriale andrà ad intrecciare le fibre per creare l’indumento stesso.
Così facendo, diventerà possibile creare qualsiasi genere di indumento a parità di filo utilizzato.
Per quanto riguarda l’aspetto della pulizia.
L’indumento viene sfilato, ridotto ad un unico filo e passato attraverso una capsula pulente composta di diversi materiali: un primo strato di alcool imbevuto nel cotone così da permettere di rimuovere gli olei corporei; un secondo strato composto da una pasta di tipo non-newtoniano così da intrappolare i residui di sporco (è fondamentale trovare la giusta velocità che permetta di far passare il filo attraverso il fluido). Entrambi questi strati vengono separati da un livello di plastica morbida per permettere ai due diversi materiali di non mescolarsi.
Il tessuto utilizzato per la creazione degli indumenti è molto particolare.
- Di tipo plastico così da non permettere ai fluidi corporei di impregnarsi
- Adatto per la creazione di indumenti tecnici, utilizzabili per attività fisiche che svolgono nello spazio
- Resistente, deve essere continuamente filato e sfilato
- Morbido, indossabile e comodo: non deve creare irritazioni ecc
- Leggero, deve permettere i movimenti e non essere ingombrante
- ESSENZIALE L’INTRECCIO: se la composizione dell’indumento non è tipo intrecciato, il progetto non ha senso
Contatti
Inventori: Alessio Montignani, Beatrice Ligozzi, Camilla Salvagno, Filippo Oliosi, Maddalena Zuccato, Paolo Venturini, Pietro Enrico Formenti, Pietro Fornalè.